Gent.mo sig. Licio, le invio il settimo aneddoto. Scusi la lunga latitanza ma ho avuto ……………… che mi ha impedito di scrivere. Un abbraccio e alla prossima.
Fabio Fiaschi
STRANI CASELLI AUTOSTRADALI
Che la mia avventura con il Chieti fosse giunta al capolinea l'avevo già captato durante l'estate.
Un paio di articoli giornalistici ambigui, un paio di frasi buttate lì dai tifosi (che sanno sempre tutto!!), ma, soprattutto, uno strano e prolungato silenzio in società.
Si dice che, prima o poi, tutte le cose belle finiscono e, lo sentivo, anche il mio splendido rapporto con la Chieti calcio stava volgendo al termine.
Mi dispiaceva, ovvio. Mi dispiaceva, molto.
Andar via da un posto che mi aveva dato tutto, calcisticamente e non, e al quale io, con tutte le mie forze, avevo cercato di dare tutto, mi rendeva triste e dispiaciuto.
E, al di là dell'aspetto affettivo e sentimentale, mi rattristava, anche, il dover fare le valigie proprio nel mio momento migliore, quello che solitamente ai calciatori si manifesta dopo i 27/28 anni, quando, oltre alla piena esplosione fisica, si unisce una raggiunta maturità psicologica e caratteriale.
Dentro di me sentivo di poter dare ancora tanto a quella maglia, in qualsiasi ruolo, con qualsiasi schema, con qualsiasi allenatore, con qualsiasi programma.
Ma, dicevamo, le cose belle finiscono, e, così, in quell'estate del '89, mi ero praticamente rassegnato a dover emigrare dai colori neroverdi.
Era lecito e giusto che l'allenatore facesse le sue scelte, così come era lecito e giusto che la società le avallasse e le sostenesse.
Il succo di tutta questa riflessione calcistica era, purtroppo per me, terribilmente amaro: dopo 5 anni, 151 presenze, 35 reti, 3 campionati vinti e...sic... due spareggi persi, non rientravo più nei piani del Chieti!
Così, quando arrivò il fatidico giorno di inizio del ritiro, e il pulman neroverde, carico di facce vecchie e nuove, imboccò l'autostrada, destinazione Asti, nel lontano Piemonte, io fui lasciato a piedi, a casa.
Non rientravo nei programmi. La decisione mi lasciò sconcertato.
Non rientravo nei programmi, certo, e questa era una cosa razionale e sopportabile.
Nel calcio, nello sport in generale, ma anche nella politica, nell'economia, nell'industria, nel commercio, insomma,un po' in tutte le categorie ove ci siano concorrenze, sfide, lotte e competizioni, chi comanda ha il diritto di fare le sue scelte, di cambiare, modificare, trasformare il suo apparato, il suo staff, il suo gruppo, la sua squadra, nel tentativo di migliorarla.
Così il mister aveva fatto le sue scelte, ed io, senza polemiche e senza discussioni, le dovevo accettare.
Ma quello che mi lasciava perplesso e dispiaciuto, non era tanto la scelta tecnica in sè, quanto il fatto che, essendo io ancora sotto contratto per un altro anno, ed essendo, volente o nolente, un patrimonio della società, avevo il diritto di allenarmi e di prepararmi con la squadra fino a quando non avessi trovato una nuova destinazione.
Insomma, non chiedevo niente di astronomico, volevo soltanto ciò che, per contratto, mi spettava.E cioè allenarmi.
Invece l'autobus era partito senza di me.
Rimasi un paio di giorni a rimuginare sulla terribile situazione.
Ero stato defenestrato, emarginato, escluso, come un appestato, come una mela marcia.E questo era inaccettabile.
Al di là di ogni diritto e tutela che poteva venire in mio favore, grazie a quel contratto biennale, c'era in me la tristezza e lo sconcerto per un trattamento, crudo e brusco, che sentivo di non meritare, per il comportamento, per l' educazione, per la serietà , che mi avevano contraddistinto, a detta di tutti, in quei cinque anni in neroverde.
Era ingiusto, profondamente ingiusto.Non potevo accettarlo.Decisi di partire.
Decisi di andarmi a riprendere quello che mi avevano ingiustamente negato, quello che, per contratto, mi spettava: gli allenamenti.
Chiamai Colazzilli, anche lui estromesso in malo modo, gli spiegai il mio punto di vista e, insieme, decidemmo di partire immediatamente.
Passai a prendere il buon Angelo in quel di Moscufo e, da lì, dopo circa 650 km, dopo aver attraversato Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Piemonte, raggiungemmo il ritiro di Asti.
Quando ci presentammo nella hall dell'albergo che ospitava la squadra del Chieti, i 'vecchi', sorpresi del nostro arrivo ma contenti di vederci, ci vennero subito incontro per salutarci e festeggiarci.Fu una cosa bella, simpatica e affettuosa.
Con parecchi di loro ci conoscevamo da anni, ed insieme avevamo condiviso gioie e dolori, vittorie e spareggi, emozioni e passioni.
Poi, all'improvviso, sbucando fuori da chissà dove, arrivò il mister.
Rimase meravigliato nel vederci; lo intuii da un rapido lampo nel suo sguardo.
Ma, da vecchia volpe qual'era, abituata a gestire situazioni ben più delicate e imbarazzanti, si riprese subito e, come se niente fosse, ci chiese:"Com'è andato il viaggio?"
"Bene, mister" risposi; poi, dopo una brevissima pausa, aggiunsi: "Siamo entrati a Moscufo est e siamo usciti ad Asti ovest!!"
Due caselli autostradali inesistenti!! Che suonavano tanto come presa per i fondelli!!
Non feci in tempo a terminare la frase che mi ero già pentito di averla detta!!
Ma, ormai, era troppo tardi.
I giocatori, vecchi e nuovi, cominciarono a ridere e a sghignazzare fortemente e, per almeno un paio di minuti, non ci fu verso di calmarci.
L'imbarazzo era rotto, grazie a quella battuta 'autostradale' , ma l'allenatore non aveva gradito.
Disse qualcosa a voce bassa, qualcosa che nessuno comprese, e poi si eclissò.
Le risate cessarono, le bocche si chiusero, e l'atmosfera diventò improvvisamente gelida.Rimasi lì, perplesso, contrariato, circondato da mille sguardi.
Io non volevo prendere in giro nessuno, volevo solo sdrammatizzare la situazione, tagliare la tensione con una battutaccia, togliere l'ansia con l'ironia.
Come facciamo noi toscani, di solito, noi che riusciamo persino a scherzare sui morti, sui funerali, sulle disgrazie, noi che condiamo con l'umorismo persino le cose più delicate e dolorose.
Ma al mister, evidentemente, quello spirito non era piaciuto e, forse, si era sentito ridicolizzato e umiliato dalla mia frase, da tutte quelle risate intorno a lui, da tutti quegli schiamazzi intorno a lui.
Che dire? Certamente il mio destino calcistico non era appeso a quella battuta, e, ormai, neanche una frase più elegante e morigerata di quella mi avrebbe salvato.
Infatti, neanche venti giorni dopo, lasciai i colori neroverdi e presi la strada per la Romagna, destinazione Riccione.
Quella battuta, però, diventò, nei miei pensieri, un ricordo brutto e indigesto.
Perchè mi aveva fatto apparire come un guastafeste, un ribelle, un piantagrane; mentre io ero andato fin lassù con intenzioni opposte, e cioè con educazione, rispetto, tranquillità, moderazione.
Così, quella battuta divenne nella mia coscienza, più di altre cose, più di altri eventi, una fastidioso simbolo, un fastidioso marchio, della mia partenza dal Chieti, della mia cessione, del mio addio.Quella battuta!!
Quella battuta...di strani caselli autostradali.
Fabio fiaschi.
ANCHE I CASELLI INESISTENTI SERVONO
Caro sig. Fabio,
Non credo che questo sia l’ultimo aneddoto che scriverà, perchè ci fa sapere l’atto che lo portò ad andare via dal Chieti.Lei ormai divenuto cittadino teatino, seguiterà senz’altro a renderci edotti sulle vicende vissute con la quadra che molti tifosi,specie in questo momento, seguiranno sempre. Quindi l’ultimo casello per poi imboccare la via per il Colle.
La sua vivacità toscana si manifesta in questi suoi aneddoti che sono dei racconti o anche delle curiosità di vita vissuta. Qualcuno le chiamerà biografia, altre schegge di vita vissuta personale ma il fatto è che se si può parlare della propria attività lavorativa, per noi sono anche un ritorno al passato che può essere misurato in un tempo. Altri potranno dire ed osservare che sono fesserie e fatti insignificanti, invece non è proprio così.
Quando qualcuno di noi termina un proprio ciclo lavorativo per andare in pensione o cambiare tipo di applicazione, allora arriva anche il momento di fermarsi un attimo, riflettere e possibilmente comunicare la propria esperienza passata e coinvolgere i più giovani con la speranza di qualche insegnamento.
Vede lei ha fissato,per se stesso, un’età di 27-28 l’apice del raggiungimento della maturazione psicologica.
La storia dei giocatori mi ha sempre appassionato, per esempio il suo percorso di giocatore di calcio, di quanti anni è? Magari si comincia da ragazzo quando uno va a scuola, magari si diploma o lavora ad attività diverse e comincia, naturalmente se ha le doti per farlo, la carriera calcistica. Dopo aver superato l’età che Lei avrebbe fissato, poi dura fino a qualche anno dopo aver compiuto i trent’anni. Deve pensare a continuare nell’ambito calcistico (sto parlando del calcio ma è anche per gli altri sport) oppure trovare un nuovo tipo di lavoro. E’ un problema, penso, piuttosto serio. Infatti io mi sono sempre chiesto, quando i calciatori appendono le scarpe al chiodo, per gli altri viceversa è il momento di sfruttare gli anni di studio(laurea) o di esperienze lavorative, pratiche di contratto, ovvero è il momento in cui si decide l’avvenire della propria vita lavorativa.
Caro Fabio, queste non sono disquisizioni retoriche ma è ciò che la vita quotidiana ci offre. Abbiamo letto i suoi racconti e lì c’è molto da imparare ed approfondire e la sua amarezza si sente tutta. Nel calcio la società decide le “strategie” per la propria squadra e nessuno può dire niente. Naturalmente gli allenatori hanno voce in capitolo e con le loro “fisime” tracciano, delle volte, il destino di giocatori. La questione è legittima ma molte volte è il modo come queste operazioni vengono portate avanti, senza tenere conto della componente umana dell’individuo. Vede dopo qualche anno (1995) venne la legge Bosman per i calciatori professionisti con cittadinanza U.E. ed allora molte società furono più attente al problema dei calciatori, ma non mi pare che il modo di fare in moltissimi casi sia cambiato. D’altra parte quanti ringraziamenti ricevono i comuni lavoratori non giocatori quando vanno in pensione o sono estromessi dal ciclo lavorativo? Alzi la mano chi ha avuto ringraziamenti. Credo che ne saranno pochissimi ma per i rimpianti la maggioranza. Su questo sono sicurissimo.
Per la cronaca l’allenatore di allora era Antonio Giammarinaro che da ragazzo ammiravo molto. Perché giocava con il Torino nella squadra riserve e dopo la tragedia di Superga, si fece giocare proprio le riserve e Giammarinaro indossò la maglia n.10 di Valentino Mazzola. Allora ero un tifoso della squadra campione del Torino e, questo l’ho scritto da qualche parte, quando una settimana prima della tragedia in gita colastica,io mi trovavo in visita alla Basilica, nel percorso stradale passammo davanti al muro dove si schiantò l’aereo.
Eravamo nell’era Mancaniello con presidente Gaini e malgrado le cose positive, affiorano anche qualcuna negativa.
La sua avventura con il Chieti era terminata in pratica il 4 giugno 1989 quando giocò l’ultima partita di campionato a Bisceglie con un Chieti che tutti ricordano e con il suo amico Colazzilli in difesa, però segnò un’autorete. Proprio l’ultima la giocò nel famoso spareggio perso. Rileggendo la cronaca solo tre giocatori del Chieti sbagliarono ai calci di rigore: Genovasi, Fiaschi e Leone che sono ceduti a fine campionato rispettivamente al Chievo, Riccione e L’Aquila. E’ una combinazione? Sarei curioso di sapere.
Badi bene giocò con il Chieti l’ultima contro il Bisceglie ma per ironia del destino segnò la prima rete nella nuova avventura con il Riccione, proprio contro il Bisceglie. Non le pare un segno del destino?
Ultima partita di campionato con il CHIETI 1988-89:
4 GIU 1989- 17^Rit: Bisceglie-CHIETI, 2-4, CELANO O.-Ternana 1-2, Fano-Andria 1-3, ,Fasano-San Marino 0-3, Gubbio- Civitanovese 2-3, LANCIANO-Martina 0-0, Riccione-GIULIANOVA 2-1, TERAMO-Jesi 1-2, Trani-Potenza 0-0
CLASSIFICA: Ternana 48, Andria 48, CHIETI 48, Trani 43, CELANO O. 39, Gubbio 34, Martina 34, TERAMO 33, Fano 31,GIULIANOVA 31, LANCIANO 31, Jesi 30, Fasano 29, Potenza 29,Civitanovese 29, Riccione 27, San Marino 26, Bisceglie 24. Già retrocesse San Marino e Bisceglie.
BISCEGLIE-CHIETI 2-4 Marcatori: Lambertini (B) 12’ pt, Presicci (C) 40’ pt, Presicci (C) 49’ pt, Baglieri (C) 52’ st, Baglieri (C) 62’ st, autorete Colazzilli (C) 53’ st.
BISCEGLIE: Lo Muscio (Zimbollino 73’), Lorisco, De Bellis, Caricola, Ciccone (Delli Carri 62’), Lambertini, D’Errico, Di Bari, Angora, Cipolla, Rebesco. In panchina: 13. Mantrizio, 14. Boncompagni, 15. Curci. All. Magrini.
CHIETI: Spuri, Consorti, Colazzilli, Di Tommaso(Castellano 88’), Negri, Alfieri, Torrisi, Graziani, Fiaschi, Presicci, Baglieri.
In panchina 12.Corneli, 13. Scarabelli, 14. De Massis, 16. D’Angelo. All. Giammarinaro. ARBITRO: Arena di Ercolano. NOTE: Espulso Cipolla (B) 26’ pt.
Nella sua prima rete poi contro il Bisceglie non ritrovò gli stessi avversari incontrati solo pochi mesi prima. La squadra avversaria era molto differente di quella incontrata all’Angelini. Infatti ritrovò solo Caricola, Lambertini (poi giocò nel Chieti nel 2002-03-04) e l’allenatore Magrini.
Prima rete di campionato con il Riccione, 1989-90:
1° OTTOBRE- 3^Gior.: Bisceglie-Riccione 0-2, CASTEL DI SANGRO-Trani 1-0, CHIETI-LANCIANO 1-1, Civitanovese-Vis Pesaro 1-0, Fano-Baracca Lugo 1-1, Gubbio-Campobasso 1-0, Jesi-Forlì 0-0, Rimini-CELANO 1-1, TERAMO-GIULIANOVA 1-1.
Bisceglie-Riccione 0-2 Marcatori: Fiaschi al 75’, Sacchetti 84’
RICCIONE: Martini P., Conti, Mingucci, Dossi, Castellani, Fiori, MIngatti, Tentoni (Reciputi 53’), Ferraro(Sacchetti 68’), Fiaschi, Jachini,P. In panchina: Muccioli, Ballarini, Tirincanti. All. Spimi.
Cronaca: Fiaschi ha approfittato di un’incertezza della difesa avversaria poi con un velocissimo contropiede ha realizzato Sacchetti.
BISCEGLIE: Grilli, Renzi, Bortolissi(Acquaviva), Montervino,Caricola I., Renna, Cipolletti,Scaringelli, Pistillo, Massi, Pistis.In panchina: Mosconi, Baldacchini, Lambertini, Potini.All. Magrini.
ARBITRO: Nepi di Ascli Piceno.
Nel primo incontro contro il Chieti, il Riccione perse malamente e quali sono state le sue impressioni nel ritrovare i vecchi amici compagni nel Chieti.
Prima partita di campionato a Riccione contro il Chieti, 1989-90:
5 NOVEMBRE 8^Gior.: Baracca Lugo-Forlì 3-3, Bisceglie-Campobasso 1-2, CELANO-TERAMO 1-1, Civitanovese-Jesi 0-0, GIULIANOVA-CastelSangro 1-1, Gubbio-Fano 3-1, LANCIANO-Rimini 0-1, Riccione-CHIETI 0-3, Vis Pesaro-Trani 0-1.
CLASSIFICA: Gubbio 11, CASTEL DI SANGRO 10, Trani 10, Civitanovese 9, GIULIANOVA 9, Riccione 9, Fano 9, TERAMO 9, Jesi 9, Rimini 9, CHIETI9, CELANO 7, Baracca Lugo 7, Forlì 6,Bisceglie 5, Campobasso 5, Vis Pesaro 4, LANCIANO 4,
RICCIONE-CHIETI 0-3 (0-3) Marcatori: Conforto (29’), Presicci (30’), Simeoni (43’).
RICCIONE: Moscatelli, Colautti, Lega, Castellani, Dozzi, Fiori, Mingatti (Ferraro 75’), Reciputi, De Rosa, Fiaschi (Sacchetti 30’), Iachini.In panchina: Muccioli, Mingucci, Tentoni. All. Vittorio Spimi.
CHIETI:Di Sarno, Consorti. Bellandrini, Simeoni (Pizzoni 73’), De Amicis G., Morganti, Pallanch, Presicci, Pagliari II° (Colazzilli 30’), Conforto, Bidini. In panchina: Corneli, De Massis, De Petris.All.Giammarinaro. ARBITRO:Gregori di Piacenza.
Il ritorno a Chieti sarebbe interessante saperlo com’è stato anche se un professionista sa come comportarsi.Però tutti hanno un’emozione da controllare.
Seconda partita di campionato a Chieti contro il Riccione, 1989-90:
25 MARZO1990- 25^Gior.:Forlì-Baracca Lugo 0-1, Campobasso-Bisceglie 0-0, TERAMO-CELANO 1-1, Jesi-Civitanovese 1-0, C.SANGRO-GIULIANOVA 3-0, Fano-Gubbio 1-0, Rimini-LANCIANO 2-1, CHIETI-Riccione 4-1, Trani-Vis Pesaro 0-0.
CLASSIFICA: Fano 32, Baracca Lugo, CHIETI e Gubbio 31, Trani 30, TERAMO 29, CASTEL DI SANGRO, CELANO e Rimini 27, GIULIANOVA 25, Civitanovese e Jesi 24, Riccione 21, Vis Pesaro 21, Bisceglie 19, LANCIANO 19, Forlì 17, Campobasso 15,
CHIETI-RICCIONE 4-1 (0-1) Marcatori:Iachini (Ri)(13’pt), Baglieri (C) (R, 8’st), Pagliari II° (C) (27’st),Presicci (C) (2, 42’ e 45’).
CHIETI:Di Sarno, Consorti, Feola (D’Angelo 84’), Simeoni, Colazzilli, Pizzoni, Bidini, Pallanch (De Petris 88’), Pagliari II°, Presicci, Baglieri.In panchina: Corneli, De Massis, Federico.All.Giammarinaro.
RICCIONE: Muccioli, Mingucci, Castellani, Dozzi, Lega (Bianchi 70’), Mingatti (Tentoni 55’) Fiori, De Rosa, Fiaschi, Iachini. In panchina: Moscatelli, Reciputi, Sacchetti.All. Leonardo Manichini, 2°All. Agresti.
ARBITRO: D’Agostini di Roma. NOTE: spettatori 2000. Espulsioni: Iachini (R). Ammoniti: Dozzi (R), Simeoni (C).
La formazione neroverde ha dilagato nella ripresa dopo lo 0-1 iniziale di Iachini con tiro da lontano.Dopo il primo gol su rigore di Baglieri, il Riccione ridotto in 10 subisce l’assalto del CHIETI.Continua l’avvicinamento alla meta promozione.
PS. Il Logo dell’articolo rappresenta il giocatore Fabio Fiaschi. (Si ringrazia il medesimo per la gentile concessione)